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Coinvolto in indagini su Diabolik, dopo un mese il Miliardero va ai domiciliari in villa con piscina

Alessandro Capriotti, detto ‘Il Miliardero’, esce dal carcere e va ai domiciliari per problemi di salute. Era stato arrestato un mese fa per un tentato acquisto da 60mila euro di droga. La famiglia di Diabolik: “Ancora una volta prendiamo atto della diversità di trattamento tra detenuti non facoltosi e detenuti facoltosi, tra detenuti di serie A detenuti di serie B”.
A cura di Enrico Tata
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Il nome di Alessandro Capriotti, detto ‘Il Miliardero', compare più volte nelle carte relative all'omicidio di Diabolik, Fabrizio Piscitelli. Un mese fa è stato arrestato per aver tentato di comprare 60mila euro di droga, circa due chili di coca, da una banda di narcotrafficanti di Ostia. "Questi so 60 e domani mattina ti do il resto. Alle 11.30. Ridiglielo, io già gliel'ho detto", l'intercettazione che lo inchioda. Oggi a distanza di poco più di trenta giorni il giudice ha accettato la richiesta di domiciliari presentata dai legali di Capriotti, che così potrà tornare, agli arresti domiciliari, nella sua villa con piscina alle porte di Roma. L'istanza è stata presentata per problemi di salute.

Una notizia che i legali della famiglia Piscitelli hanno commentato così all'agenzia Agi: "Rimaniamo attoniti dalla notizia. Ancora una volta prendiamo atto della diversità di trattamento tra detenuti non facoltosi e detenuti facoltosi, tra detenuti di serie A detenuti di serie B nonostante i reati contestati a Capriotti ed i suoi precedenti".

Tiziana Siano, avvocata della sorella e della madre di Diabolik, ha aggiunto: "Da 5 anni aspettiamo giustizia e sapere chi ha ordinato l'omicidio di Fabrizio Piscitelli: malgrado l'archiviazione fatta e la riapertura delle indagini la posizione di Capriotti appare inevitabilmente oggetto di approfondimento in quanto in ogni carta o acquisizione di intercettazioni il suo nome è presente. Ma ad oggi nulla: anzi constatiamo come certi personaggi riescano comunque a vivere la loro posizione tranquillamente nelle loro ville. Riteniamo doveroso che non siano considerati più solo i diritti degli indagati o condannati, ma anche delle vittime e delle persone offese e che infine si affermi la certezza della pena anche quando la malattia non è ostativa ma compatibile con la detenzione. Aspettiamo giustizia e verità".

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